Argimusco: Quod est inferius est sicut quod est superius – Anatomia di una scoperta II

2022-01-27T13:58:29+00:00 26/01/2022|Uncategorized|0 Comments

 

In tre studi, “Il mistero dell’Argimusco” 2010, “La scoperta dell’Argimusco” 2011, “Considerazioni propedeutiche alla vendicazione
di Arnaldo da Villanova” 2011, Paul Devins rivelò che le costellazioni visibili, al tramonto del mese di giugno, in direzione est-sud est e ovest sud-ovest, al (Cigno, Freccia, Aquila, Serpente, Ofiuco, Vergine, Leone, Corvo, Idra e Cratere) coincidono specularmente, simbolicamente e sistemicamente con dei grandi megaliti siti nell’area di Argimusco: tali strutture sono poste sull’orizzonte, nello stesso ordine e sequenza delle costellazioni, da est ad ovest.
In particolare tutte le costellazioni poste sulla linea dell’orizzonte si specchiano “toccando” quasi sul terreno le proprie controfigure megalitiche sull’Argimosco. “Quod est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est sicut quod est inferius”, il famoso
incipit della Tabula Smaragdina di Ermete Trismegisto sembra che trovi totale applicazione.
Utilizzando il programma “Stellarium” o altri programmi simili chiunque può al PC verificare la precisa coincidenza tra i megaliti e le costellazioni prima del tramonto nel mesi di giugno tra il 1.300 d.C. ed oggi.
Altra scoperta del Devins era quella relativa ad alcuni megaliti, posti all’ingresso del sito, da studiosi locali considerati quali simboli sessuali legati ad antichi riti per la fertilità risalenti all’epoca dei ciclopi: essi sono, invece, la perfetta riproduzione di simboli (pellicano, civetta, alambicco, etc.) del cristianesimo medievale in uso presso i religiosi francescani, alcuni di loro (gli spirituali, in particolare, molto presenti nel 1300 sul territorio) all’epoca dediti all’alchimia.

Devins scrisse che documenti dei primi anni del XIV secolo attestano una frequentazione del sito da parte dei re Aragonesi ed, in particolare, da parte di Federico III d’Aragona che mandava dall’Argimusco i propri documenti diplomatici. Il medico di Federico era Arnaldo da Villanova, ovvero l’alchimista più noto dell’Europa medievale, che sarebbe stato sepolto proprio nel castello di Montalbano.
Devins nel 2010 individuò mappe geografiche del 1600 e del 1700 che indicavano il sito con la stessa rilevanza di un Comune di media importanza. Nobili, alchimisti, e, secondo le leggende locali, streghe avrebbero frequentato i luoghi.
Devins ipotizzò che la funzione del sito sarebbe stata legata a misteriose (ma ben documentate) pratiche di medicina astrale per la rigenerazione del corpo fisico.
Infine in un testo del dicembre 2011 Devins attribuì la paternità del progetto del talismano stellare di Argimusco al medico-alchimista della corte Aragonese, Arnaldo da Villanova, per motivi e funzioni legate a terapie mediche.
Nello stesso libro, infine, ipotizzò che due strutture, un arco scavato nella roccia a forma di sestante e una vasca, site su una rupe da cui si domina il sito, fossero state utilizzate per finalità di medicina astrale e per la somministrazione di salassi in particolare.

Nel 2014 è stata pubblicatala terza ed ultima edizione di Argimusco Decoded, scritto con Alessandro Musco. (vedi articolo)

Nel testo vennero allargate le scoperte a chiese presenti sul territorio, di cui vennero identificate caratteristiche stilistiche che le riconducevano all’epopea della presenza e fuga beghina, causa persecuzioni, dalla Linguadoca alla Catalogna e poi alla Sicilia.

In tre anni di continue ricerche nelle biblioteche, i due trovarono grandi masse di prove storiografiche e di letteratura medica ed alchemica medievale che comprovavano, senza tema di smentita di sorta, l’attribuzione del sito alla koinè culturale di Arnaldo da Villanova e a lui stesso la paternità del progetto del sito.

Qualche anno fa abbiamo trovato in un vecchio computer Mac appartenuto a Paul Devins alcuni files contenenti tante rivelazioni di ulteriori scoperte. Esse non furono pubblicate nel 2014, anno della morte di Musco e della scomparsa di Paul.
Un nuovo libro era in preparazione. Si sarebbe chiamato, abbiamo ragione di credere, “quod est inferius, est sicut quod est superius”.

La morte di Musco e la scomparsa di Devins bloccarono il progetto.
I files contenevano appunti, talvolta in forma di paragrafi, ove si parla di tante nuove statue megalitiche corrispondenti simbolicamente e sistemicamente alle costellazioni, e di cui il testo Argimusco Decoded non faceva esplicitamente cenno.

Queste costellazioni sono: Corona Boreale, Bootes, Orsa Maggiore, Scorpione, Lira, Libra, Lupo e Centauro.
A queste si devono aggiungere la rappresentazione della Luna e (cosa apparentemente inspiegabile) di alcune costellazioni moderne: Chioma di Benerice (secondo la rappresentazione fatta dal Bode nel 1801), Scudo e Sestante.

La presenza delle ultime tre statue megalitiche andrebbe a confermare un’ipotesi del Devins secondo la quale Argimusco sarebbe stato frequentato da alchimisti e massoni, ivi vissuti a cavallo del XVIII e XIX secolo, in particolare da Cagliostro e dalla Famiglia degli Spadafora, feudatari dei luoghi, in particolare.

Decifrato il codice stellare presente nelle rocce di Argimusco, tali alchimisti, secondo Devins, avrebbero tentato un ulteriore intervento strutturale sui luoghi al fine di completare lo specchio delle Stelle.

Concludiamo precisando qualche nozione sul “orologio cosmico” di Argimusco.

La presenza della Luna litica, sotto la rocca di Ofiuco raffigurante il Dio della Medicina Asclepio (ricordiamo che Arnaldo era un medico), in particolare, va a costituire una delle prove, a nostro avviso inconfutabili, del progetto del sito.

Ovvero, stante la esatta specularità sistemica di tutte le statue delle costellazioni con le superiori costellazioni celesti, alle ore 19.30 del 28 giugno 1311, emerge evidente che la Luna in Ofiuco passava esattamente in quell’esatto orario e data. In nessun’altro momento cosmico, abbiamo, infatti, la contemporanea presenza in cielo di tutte le costellazioni presenti sul sito insieme alla Luna in Ofiuco.

Se a ciò si aggiunge, il dettaglio esplosivo del buco presente sulla statua di Bootes abbiamo la prova incontestabile: sulla base della proiezione azimutale del cielo, tipicamente medievale, lo zenit, ovvero l’axis mundi raffigurato come un oculus nel cielo, passava solo ed esclusivamente, in quell’orario ed in quella data, da Bootes.

Vi sono, in altre parole, tre momenti temporali, raffigurati sulle statue litiche di Argimusco, tutti relativi alle 19.30 esatte del 28 giugno 1311.

In quella data Arnaldo da Villanova era, cosa storicamente certa, presente sui luoghi. 

Imputare tali coincidenze temporali ad una mera casualità, farebbe sorgere un’assurdo logico non supportabile neanche col più intransigente utilizzo del “rasoio di Occam”.

Se, dunque, è provata e non confutabile, l’attribuzione del progetto ad Arnaldo da Villanova, nell’esatto momento cosmico dello “Specchio delle Stelle”, alle ore 19.30 del 28 giugno 1311, rimane aperta la ricerca storiografica sui massoni continuatori del progetto nel XIX secolo.

Devins ha indicato la pista della famiglia messinese degli Spadafora, feudatari del sito.

Attendiamo che altri studiosi vogliano proseguire le ricerche.

 

RELATIVAMENTE A CAGLIOSTRO E ALLA FAMIGLIA SPATAFORA VI SI RIMANDA ALL’ARTICOLO DETTAGLIATO.

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