(TRATTO DA ARGIMUSCO DECODED DI PAUL DEVINS E ALESSANDRO MUSCO, 2013)
IL FRANCESCANO ARNAU DE VILANOVA A MONTALBANO
Nel 1310 e 1311 è anche provato che Federico risiedette a Montalbano (nel mese di agosto e settembre del 1311 in particolare7) e che da lì transitasse per andare a Randazzo8
Dietro il megalite della Vergine troviamo, infine, una prova della presenza di Arnau sull’Argimusco: un Delta. Il delta si trova non a caso dietro il megalite della Vergine. Tra i gradi templari vi erano, infatti, i “Cavalieri del Delta Sacro”. Loro compito “custodire con fedeltà il tesoro della sapienza tradizionale, sempre velandolo a coloro che non sappiano penetrare nel “terzo cielo”. Dall’orfismo e dal pitagorismo sappiamo che il terzo cielo è quello di Venere29.
Il sito sarebbe stato, dunque, ideato dal medico Arnau de Vilanova? Non è ancora l’ora di avanzare tali ipotesi. Arnau de Vilanova è, comunque, il più grande personaggio storico di levatura mondiale che abbia mai vissuto nell’area.
Per individuare una comune matrice culturale bisogna prima individuare il periodo storico in cui le costellazioni furono maggiormente utilizzate per una qualche forma di interazione con l’uomo e quando tale interazione potè trovare attenzione e applicazione tecnica in Sicilia e in quell’area, in particolare. Abbiamo detto che tra tutte le epoche storiche quella che riservò la maggiore attenzione alle scienze astronomiche e astrologiche fu quella araba, grazie all’apporto dei cosidetti “sabei” di Harran41. Essi influenzarono il pensiero arabo esplicando i principi ermetici della specularità tra “ciò che sta in cielo e ciò che sta sulla terra” (“quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius”recita la Tabula Smaragdina ermetica). Tali principi vennero declinati nel senso di un’interazione tra uomini e costellazioni determinanti influssi oggettivi che investivano la salute (la scienza medica, sempre araba, che all’epoca curava mediante le stelle 42 era la “melotesia” 43), fino ad arrivare ad una vera e propria religione delle stelle, l’“astrolatria”. Ogni parte del microcosmo-corpo umano corrispondeva con un macrocosmo-costellazione 44.
La sopraccitata presenza comprovata del medico di Giacomo II re di Aragona e di Federico III re di Trinacria, Arnau de Vilanova, in Sicilia, al fianco di Federico, tra il 1305 e il 1311, seppur con varie interruzioni, come le numerose presenze di Federico a Montalbano e sull’Argimusco, in sicura compagnia di Arnau, potrebbero essere un elemento indiziario.
Nel De Sigillis Arnau esprime, ancora, la convinzione che i sigilli astrali di Ariete e Bilancia possano proteggere dall’azione e dalle “insidie” dei demoni83. Arnau non solo parla dei sigilli astrologici nei suoi scritti, ma esistono prove documentali che se ne sia servito nella sua pratica professionale. Il primo e più famoso caso, prima citato, è legato alla prima visita di Arnau alla corte papale, come testimonia una lettera dell’ambasciatore Guerau Albalat a Giacomo II84.
Tra le misure terapeutiche prescritte dal medico catalano si cita un sigillo d’oro con inciso un segno del Leone, posto sul rene con una cintura, per come descritto da Giovanni Blasi, Guiu di Chaulhac e da Pietro di Abano85.
E’ nota la reazione scandalizzata che causò un rimedio così insolito nella curia papale. L’uso di immagini astrologiche nella guarigione del Papa non era affatto un caso isolato, come dimostra l’esistenza di copie dello stesso stampo del Leone, sei d’oro e ottone, tra le pertinenze di Arnau trovate a Valencia e Barcellona dopo la sua morte86.
Nello Speculum medicine Arnau attribuisce la trasmissione del sigillo alla tradizione ermetica87. Anche in Aphorismi stravaganti egli consiglia di applicare un timbro astrologico indeterminato sui piedi per curare la gotta88. I riferimenti di Arnau e altri autori che hanno usato l’immagine del Leone per combattere il male dei reni, sono nei testi astrologici relativi ai sigilli nel De Sigillis 89,nel De De duodecim Hermetis imaginibus90 e nel Documentum contra lapidem. Weill-Parot e Danielle Jacquart hanno proposto che potrebbe trattarsi dell’influenza dell’ alchimia per il possibile legame tra calcoli renali e la Pietra Filosofale (per come indicato successivamente da Paracelso), e tra l’oro e il sole 91.
Note
- Bartolomeo da Neocastro, Historia sicula, ed. R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, I, Palermo 1791, cap. 50, p. 75.
- G. Tropea “Argimusco e via Francigena in Sicilia: Contrada Argimusco, valico dei Nebrodi” sul sito internet www.medioevosicilia.eu. Uno dei contributi più interessanti dati dal Tropea è quello sul passaggio della Via Francigena dall’Argimusco. In tal senso il luogo è servito come luogo di sosta e per la fornitura d’acqua (il sito veniva indicato nel 1600 come fonti di Lagrimusco)
- E’ nota grazie a Leonardo Sciascia la storia di Ramon Muntaner che nel 1309 e nel 1312, nel mese di luglio, rese visita al Re Federico III a Montalbano. Di seguito riportiamo un passaggio su Montalbano: “…E axi partent de Maho fuy en Sicilia, e pres terra a Trapena, e a Trapena yo pose ma muller, e ab la galea anemen a Masina e trobe, quel senyor rey era a Montalba en un lloch que ell esta volenters destiu, e aço era en iuliol; e yo ane lla e done los dos falcons al senyor rey, quel senyor infant en Ferrando li trametia,…” Cap. CCLV. Crònica de Ramon Muntaner – Versione italiana di Filippo Moïsè. Firenze 1844. Riedita a Palermo 1984, con introduzione di L. Sciascia. Federico III conosceva bene Ramon, ne apprezzava le qualità e l’esperienza approfondita del mondo arabo in merito a usi e comportamenti, e perché era in grado di «parlar sarraïnesc». Per questo, ricevutolo nel luglio 1309 a Montalbano, dove passava l’estate, gli chiese di rinunciare al progetto di rientrare in patria per prendere in moglie una giovane che lo aspettava ormai da dieci anni. Lo incaricò, invece, di recarsi in Africa per ristabilire una situazione pacifica nelle isole tunisine di Kerkennah e di Djerba; di questa, subito dopo sarebbe diventato governatore.
- Acta Sicula-Aragonensia II: Documenti sulla luogotenenza di Federico d’Aragona (a cura di F. Giunta A. Giuffrida), Palermo, 1972, 06 (1) 102. Il documento attesta la presenza del Re Federico III d’Aragona sull’Argimusco il 16 luglio 1308. Federico III risponde a Giacomo II che gli propone una tregua con Roberto duca di Calabria. Dunque, dall’Argimusco il re inviava un importantissimo documento diplomatico internazionale. Simili documenti partivano in nave e con grandi misure di sicurezza, accompagnati da forze armate a difesa della corrispondenza. Il fatto che tale documento non sia partito dalle grandi sedi regie di Palermo, Catania o Messina bensì dall’Argimusco fa pensare che, con tutta evidenza, Federico ivi risiedeva in quell’estate del 1308 il re in compagnia del suo medico Arnau de Vilanova. E’ noto che nel 1305, infatti, Arnau scappato dalle cure dell’Inquisizione a Perugia arriva in Sicilia, ospite di Federico III, fratello di Giacomo II, per cui aveva già lavorato come medico.
- Marrone A. “Repertorio degli atti della Cancelleria del Regno di Sicilia dal 1282 al 1377”, da Montalbano tra l’agosto 1311 e il settembre 1311 vengono inviate cinque lettere regie: con la prima Federico III scrive “De ordinandis certis assisis in Siracusa”, con la seconda Federico III scrive a Giacomo II sull’intitolazione da portare, con la terza Federico III scrive sull’elezione dei giurati di Palermo, con la quarta Federico III raccomanda a Giacomo II Arnaldo de Burdils, con l’ultima Federico III prega Bernardo de Aversene, notaio del re d’Aragona, di avere a cuore gli interessi del re di Sicilia
- Cap. CCLI, Crònica de Ramon Muntaner – Versione italiana di Filippo Moïsè. Firenze 1844.
- “La corte itinerante di Sicilia negli anni 1282-1377” di Antonino Marrone, in Schede Medievali n. 49, Officina degli Studi Medevali, pag. 160
- Il 20 agosto 1310 mandava una lettera da Messina, l’1 ottobre 1310 da Randazzo
- Potthast (a cura di) Regesta pontificarum romanorum, Berlin, 1874-1875, vol II, pp. 1769-1770: “Martino IV condannò i Siciliani paragonandoli alla folla che aveva ucciso Cristo”
- Backman C.ibidem, a cura di A.Musco, pag. 180 e ss.
- Backman C. ibidem, a cura di A.Musco, 2007, pag. 211
- Santi F., Arnau de Vilanova, 109; R. Manselli, Spirituali e Beghini in Provenza (Rome, 1959), 55-80, e ‘La religiosità d’Arnaldo da Villanova’, Bollettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, 63 (1951), 1-100, 23-42, C. R. Backman, ‘The Reception of Arnau de Vilanova’s Religious Ideas’, in S. L. Waugh e P. D. Diehl (ed.), Christendom and its Discontents: Exclusion, Persecution and Rebellion, 1000-1500 (Cambridge, 1996), 112–31 at 115–18. I libri di Arnaldo sui beghini furono Confessió de Barcelona (1305), il Raonament d’Avinyó (c.1310), Informatio beguinorum seu lectio narbone scritto tra il 1302 e il 1311. C. R. Backman, ‘Arnau de Vilanova and the Franciscan Spirituals in Sicily’, Franciscan Studies, 50 (1990), 7–15, tratta delle simpatie di Arnaldo per gli spirituali
- Le lettere di protesta di Arnau al re di Francia sono riportate in M. Menéndez y Pelayo, Historia de los heterodoxos españoles, iii (Buenos Aires, 1951), pp. lxxviii–lxxxiii,
- “Matthaeus Silvagius de tribus Peregrinis tradit Montem Albanum, Siciliae oppidum, patria, Arnaldi philosophi & Medici peritissimi extitiffe: in eodem oppido eius corpus sepulcrum conditum addit. Ibiden sepultum prodit Fazellus“ in Antonino Mongitore Biblioteca sicula, sive De scriptoribus siculis, 1707-1714 (2 Vol.) e ancora “Federico III d’Aragona risiedeva spesso a Montalbano e non era raro che con lui ci fosse quello che era allo stesso tempo il suo medico personale e il suo precettore: Arnaldo da Villanova” in Appunti per una storia delle presenze dei Spirituali a Messina di Antonella Doninelli, pag., 127 – Francescanesimo e cultura nella provincia di messina: atti del convegno di studio: Messina a cura di Carolina Miceli e Agostina Passantino. Palermo biblioteca francescana – Officina di studi medievali 2009
- “Arnaldi vita a domino symphoriano campegio aurato equite, ac favergie domino, serenissime calabrum et lothoringorum ducis archiatro, edita”, texte de Champier, in Calvet, Les oeuvres alchimiques attribuées à Arnaud de Villeneuve” di Antoine Calvet, S.E.H.A. ARCHE’, prefazione di Sebastià Giralt, 2011, pag. 702
- Cfr. M. Menéndez y Pelayo, Historia de los heterodoxos españoles, (nueva edicion) II Santander 1947, p.277
- Vedi J. Perarnau, L’ “Alia Informatio Beguinorum” d’Arnau de Vilanova (Barcelona, 1978).
- Backman C. ibidem, a cura di A.Musco, 2007, pag. 57, e ancora si veda Guadalajara J. “La venida del Anticristo: terror y moralidad en la Edad Media Hispánica”. Culturas Populares. Revista Electrónica 4 (2007). In un documento dell’archivio parrochiale di Mojà si riferisce che nell’agosto del 1310 (Arnau era a Montalbano) un predicatore di Palma di Majorca fece un sermone che citava le apocalittiche profezie di Arnau de Vilanova. Tale predica spaventò così tanto la gente di Palma che tutti vollero di colpo confessarsi e bruciare su un falò delle vanità tutti i beni terreni. Il re di Majorca appresa la notizia chiese al vescovo di Majorca di confortare la gente e ordinò che il predicatore venisse imprigionato, vedi A Kingdom of Stargazers: Astrology and Authority in the late Medieval Crown of Aragon di Michael E. Ryan 2011 pag.60.
- Arnau de Vilanova, Expositio super Apocalypsi, ed. J. Carreras i Artau (Barcelona, 1971) la cui paternità ad Arnaldo è contestata da Perarnau, in ‘Problemes i criteris’, 48–70; Arnau de Vilanova,Tractatus de tempore adventus Antichristi, commentato in J. Perarnau, ‘El text primitiu del De mysterio cymbalorum ecclesiae d’Arnau de Vilanova’, ATCA, 7/ 8 (1988/ 9), 134–69;
- Il Secretum Secretorum, un’opera di origine araba destinata ad un enorme successo presso le élites dell’Occidente medievale del XIII sec., pone al centro della sua riflessione il corpo del sovrano, incarnazione e metafora vivente del «corpo» della collettività. La migliore edizione del Secretum Secretorum latino è contenuta in Opera hactenus inedita Rogerii Baconi , fascicolo V, Oxford 1920, a cura di R. Steele. Si veda “Corpo del sovrano e “corpo” della collettività: la medicina e l’alchimia del XIII secolo strumenti reali e metaforici per una legittimazione del potere fondata sulla “natura” di M.G.Vinci.
- Checchè ne dica il Todaro che contesta con parole improprie e argomenti false la presenza di Arnau a Napoli, cfr. Centonove, 16 marzo 2012, pag. 38-39. Torneremo sul tema più oltre.
- Cfr. Bruni La Cultura e la prosa volgare, in Storia della Sicilia, IV, p. 267, n.83 e Francesco Costa Eleonora d’Angiò (1289-1343). Regina francescana di Sicilia in “I Francescani e la politica: atti del convegno internazionale di studio 2002” a cura di A. Musco – Franciscana 13/1, p. 201
- Il 5 aprile del 1285 Arnau de Vilanova aveva già ottenuto dal Re Pietro I la concessione di una parte del castello di Otter, e poco tempo dopo conseguì un assegno di duemila soldi barcellonesi , e fu testimone nelle false donazioni del morente Re Pietro, inventate dai prelati (Carini cit., voi. II, pag. 110, 119 e 206). Nel 1285, 29 maggio, dal Colle de Panissars Pietro I decreta che curerà la protezione dei beni di Raimondo Alamanni e di Arnaldo di Villanova, e di rimunerarli nel cap. LXXVIII del testo Documenti per servire alla storia di Sicilia pubblicati a cura della società siciliana per la storia patria serie i. — volume xxiii Giuseppe la Mantia Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia (1282-1355)
- Il campanile della Chiesa di Santa Caterina riporta l’iscrizione del 1344. Per le fattezze e stile architettonico è certamente da fare risalire la costruzione però al 1310 anno di costruzione della gemella chiesa di Spirito Santo.
- La Camera Reginale venne istituita da Federico III il 28 agosto 1305 quale appannaggio e patrimonio dotale dono del re ad Eleonora per la nascita del futuro re Pietro II. Inizialmente la Camera era dotata del solo Castello e terra di Avola, poi si espanse (1314) con Siracusa, Lentini, Mineo, Vizzini, Paternò, Castiglione, Francavilla e con i casali della Val di Stefano di Briga.
- Vedi Kiesewetter, Eleonora d’Angiò, in DBI XLII, p.396b-7a e Francesco Costa Eleonora d’Angiò (1289-1343). Regina francescana di Sicilia in “I Francescani e la politica: atti del convegno internazionale di studio 2002” a cura di A. Musco – Franciscana 13/1, p. 205
- Sui templari Arnaudice nel Expositio super Apocalypsi, «ECCLESIA LAODICIE respicit primo et principaliter septimum et ultimum tempus Ecclesiae militantis, quod post mortem Antichristi curret usque ad finem mundi. Secundario respicit statum regularem Christo militantem, ram corporaliter quam spiritualiter, ut est status Hospitalariorum et Templariorum et Uclesii et Calatravae et similium…» . Il testo ricorda quello di Raimondo Lullo che dedica il Liber de fine, 270-271, linee 653-659, agli ordini militari, sui quali certamente contava, in forma inequivoca, per i suoi progetti di conversione degli infedeli e per il recupero della Terra Santa. In una lettera a Giacomo II Arnauconsidera i cavalieri templari come uno dei segni positivi del settimo tempo della Chiesa che seguirà la morte dell’Anticristo (Ad Jacobum Il de Templariis). Cfr. J. Perarnau, ‘Problemes i criteris d’autenticitat d’obres espirituals atribuïdes a Arnau de Vilanova’, in ATIEAV, i. 29–31
- Vedi Renè Guenon, op.cit. “Simboli della scienza sacra”, par. 72, e ancora P.Negri, op. cit. “Il linguaggio segreto dei Fedeli d’Amore”, UR 1928, pag. 76
- P.Negri Il linguaggio segreto dei Fedeli d’Amore, UR 1928, pag. 76
- “Uno dei simboli comuni al cristianesimo e alla massoneria è il triangolo nel quale è inscritto il Tetragramma ebraico [Nella massoneria, questo triangolo è spesso designato con il nome di delta, perché la lettera greca così chiamata ha effettivamente una forma triangolare; ma non pensiamo che si debba vedere in questo accostamento una qualsivoglia indicazione circa le origini del simbolismo in questione; è evidente d’altronde che il significato di quest’ultimo è essenzialmente ternario, mentre il delta greco, malgrado la sua forma, corrisponde a 4 nell’ordine alfabetico e per valore numerico], o qualche volta semplicemente uno “iod”, prima lettera del Tetragramma, che in questo caso può esserne considerato un’abbreviazione [In ebraico, il tetragramma è talvolta rappresentato in forma abbreviata anche da tre “iod”, che hanno una palese relazione con il triangolo stesso; quando sono disposti a triangolo, essi corrispondono chiaramente ai tre punti del “compagnonnage” e della massoneria], e che d’altronde, in virtù del suo significato principiale [Lo “iod” è considerato l’elemento primo a partire dal quale sono formate tutte le lettere del- l’alfabeto ebraico], è esso stesso un nome divino, anzi il primo di tutti secondo certe tradizioni [Si veda in proposito «La Grande Triade», cap. XXV]. Talvolta lo “iod” stesso è sostituito da un occhio, che viene generalmente designato come l’«Occhio che vede tutto» (The All-Seeing Eye); la somiglianza di forma fra lo “iod” e l’occhio può effettivamente prestarsi a un’assimilazione, che del resto ha numerosi significati sui quali, senza pretendere di svilupparli qui interamente, può essere interessante fornire almeno alcune indicazioni.” (Tratto da Renè Guenon, Simboli della scienza sacra, 72, Symboles fondamentaux de la Science sacrée Traduzione di Francesco Zambon seconda edizione: aprile 1978 1962 editions Gallimard – Paris 1975 Adelphi edizioni s.p.a. – Milano)
- “Allocutio super significatione nominis “Thetragrammaton, vedi J. Carreras i Artau, ‘La Allocutio super Tetragrammaton de Arnaldo de Vilanova’, Sefarad, 9 (1949), 75–105
- Vedi il testo “Francesco d’Assisi” di Jacques Le Goff su una lettura critica del vero Francesco, Laterza 2000
- Cfr. J. Perarnau, ‘Problemes i criteris d’autenticitat d’obres espirituals atribuïdes a Arnau de Vilanova’, in ATIEAV, i. 29–31
- Si veda l’articolo “Insediamenti e architettura fortificata nella Sicilia di Federico III d’Aragona il Grande – Un quarantennio di formidabile attività costruttiva”, Ferdinando Maurici, in Schede Medievali n. 49, Officina degli Studi Medievali, pag. 237
- “La prima menzione di un castrum Montisalbani («Presbiter Thomas cappelanus Ecclesie Sancti Nicolai de castro Montisalbani») in effetti risale ai ruoli delle decime del 1308-1310,70 e dovrebbe potersi escludere che il termine castrum indichi qui non il castello-palazzo ma ancora l’intero centro abitato fortificato di Montalbano, ben documentato già da età normanna”, e ancora “Non mi pare in definitiva che sussistano ragioni valide per togliere a Federico III il merito e l’onore, già attribuitigli da Fazello, di avere costruito il castrum Montisalbani, eventualmente approfittando di possibili preesistenze in loco” in “Insediamenti e architettura fortificata nella Sicilia di Federico III d’Aragona il Grande dell’ottimo Ferdinando Maurici, in Schede Medievali n. 49, Officina degli Studi Medievali, pag. 212
- La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria riporta sul campa le la data del 1344. Dallo stile architettonico si deve però fare risalire la data di costruzione al 1310, anno di costruzione della Chiesa gemella dello Spirito Santo. Nel 1310, come abbiamo visto, è provata la presenza del Re Federico III in Montalbano. Non è un caso, dunque, che accanto al castello in cui, come vedremo dopo, Fazello dice venne sepolto Arnau(oggi è visibile ancora il presunto sarcofago) insista una chiesa dedicata alla santa patrona, proprio, degli alchimisti. Nè un caso che tale chiesa sia stata costruita proprio nel periodo in cui quell’alchimista sarebbe ivi vissuto.
- Renè Guenon, op.cit. “Simboli della scienza sacra”, par. 43 sulla pietra angolare
- Vedi Pietro Negri Il linguaggio segreto dei Fedeli d’Amore, UR 1928, pag. 70 e ss. Nel saggio si veda inoltre l’importanza data dai Fedeli d’Amore o Cavalieri del Delta templare al numero 9 (9 come multiplo del 3, delta). Non è un caso, secondo noi, che, per come segnalatoci dall’ottimo Piero Tolomeo, nella chiesa caratterizzata da un portale adornato solo da una rosa, sottostanti vi siano 9 scalini e nel campanile la scritta 1310 (1+3= 4, 4+1=5 , 4+5=9) tipico gioco matematico rosacroce. Lo stesso Tolomeo è stato, con felice intuizione basata sui simboli, il primo a proporre una datazione medievale al sito di Argimusco, cfr. La Scoperta dell’Argimusco di Paul Devins, 2011, pag. 15.
- Vedi Paul Sedir “Il Mistero dei Rosacroce”, 2010, pag. 29, che cita il testo di Gottfried Arnold “Unpartheysche Kirchen und Ketzerhistorien vom Anfang des neuen Testament bis auf das Jahr Christi”, 1688
- Grazie a Ferdinando Maurici sappiamo che vicino all’Argimusco insistono i resti di un castello chiamato per tradizione Castellazzo, sito proprio nel sito omonimo nella località chiamata Polverello, che si trova a poche centinaia di metri dall’Argimusco sul crinale spartiacque della catena dei Peloritani da dove si dominano sia il mare Tirreno e le Isole eolie quanto tutta la zona etnea e sud peloritana. Il castello venne iniziato certamente durante i primi anni di regno di Federico III d’Aragona. Le prime strutture del fortilizio vennero abbandonate non finite probabilmente a causa del clima inclemente e dei forti venti della zona. Federico III sicuramente optò per il completamento dell’esistente mastio svevo realizzato durante il regno Federico II di Svevia all’epoca, forse, della deportazione degli abitanti di Montalbano (1233). Dal castello di Montalbano, meno battuto dai venti, si poteva meglio controllare il movimento del traffico navale e delle navi angioine dal continente. Pochi anni dopo la pace di Caltabellotta, del 1302, riprese infatti una guerra di logoramento tra la flotta angioina e quella siciliana. Sul castello di Montalbano vedi Ferdinando Maurici “Itinerari federiciani in Sicilia”, Kalòs 2009, pag. 52 e ancora Medieval Castles in Sicily, Sicilian Region Regional centre for the inventory, cataloguing and documentation for the cultural and environmetal heritage, 2006, pag. 250/251. Il Tropea, op.cit., ha recentemente approfondito il tema del passaggio dall’Argimusco della Via Francigena e del collegamento con alcuni monasteri viciniori usati come luogo di sosta per i pellegrini.
- vedi The Elixir and the Stone: The Tradition of Magic and Alchemy di M.Baigent e R.Leigh 1997, pag. 34 e ss e Le origini esoteriche della massoneria di T.Churton, 2005, pag. 46 e ss. pensano che i sabei siano stati gli ultimi esponenti di circoli legati al neoplatonismo e neopitagorismo nelle zone di Harran ma su di loro non esiste alcun preciso testo di riferimento e ogni ipotesi manca quindi di qualsiasi riscontro oggettivo. Non è chiaro chi fossero (il riferimento al Regno di Saba sembra agli esperti quella che viene definita “facile etimologia”). Di essi comunque parla il Corano (Sura 2, vv. 62 e Sura 5, vv. 69), includendo i Sabei fra la “Gente del Libro” ( Ahl al-Kitāb ): ebrei, cristiano o zoroastriani meritevoli di protezione in caso di affermazione politica dell’islam.
- La melotesia zodiacale è la corrispondenza dei segni dello zodiaco con le parti del corpo umano ed è universalmente ammessa nell’astrologia greca, indiana, araba e latina e trae la sua origine nell’antica e diffusa analogia tra il mondo e l’uomo. Lo zodiaco è detto “creatura animata” da Tolomeo e nella Brhajjâtaka di Varâhamihira i dodici segni dello zodiaco rappresentano le membra di Purusa, l’uomo cosmico o anima dell’universo. Questa analogia forma, negli scritti astrologici, una serie che prende inizio dall’Ariete, in quanto capo o culminazione del mondo, fino ai Pesci. All’Ariete è pertanto assegnato il capo, al Toro il collo e così via fino ai Pesci, ove sono posti i piedi. La melotesia zodiacale si fonda quindi sulla corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, tema molto antico della filosofia greca, riportato in auge dall’ermetismo alessandrino. Vedi Giuseppe Bezza in Arcana Mundi, antologia del pensiero astrologico antico, Milano 1995.
- Vedi L’astronomia i l’astrologia en catala a finals de l’Etat Mitjana di Lluìs Cifuentes i Comamala in A. Amengual, G.X. Pons, J. March, Eds, Conferencies de de les Jornades de Commemoraciò i estudi de l’eclipsi total de Sol a la Mallorca de 1905 Mon.Coc.Hist.Nat. Balears, 13, pag. 189, Medicina e Filosofia nella tradizione dell’Occidente, a cura di G. Cosmacini e C. Crisciani, Milano, Episteme Editrice, 1998, Actes de la I Trobada Internacional d’Estudis sobre Arnau de Vilanova, a cura di J. Perarnau, Barcelona, Institut d’Estudis Catalans, 1995, Actes de la II Trobada Internacional d’Estudis sobre Arnau de Vilanova, a cura di J. Perarnau, Barcelona, Institut d’Estudis Catalans, 2005
- Secondo il Picatrix sarebbe stato Ermete ad insegnare a come utilizzare i sigilli corrispondenti alle costellazioni per la cura del corpo umano. E’ probabile che Arnau (Filius Hermetis, per come si definiva) fosse consapevole della derivazione ermetica delle conoscenze di melotesia, come anche del Picatrix, attesa la recente versione latina fatta fare dal re Alfonso X di Castiglia. “Hermes autem Trismegistus dixit in libro de ymaginibus ad calculum ubi posuit ymagines omnes et singulas appropriatas cuilibet membro corporis humani et sub signorum faciebus constructas: recipe aurum purum et fac sigillum, in quo scribas figuram Leonis, Sole existente in Leone in prima facie uel secunda et in angulo orientis uel meridie, et Luna non existente in eius domo, et domino ascendentis non aspiciente Saturnum uel Martem aut recedente ab eo. Et hoc sigillum ligetur in lumbari uel circa renes. Ego feci sigillari trociscos de sanguine hirci secundam doctrinam istam factos, et operabantur miraculose. Hoc idem fit in aliis passionibus membrorum secundum modum et formam et ad equacionem planetarum”, in la Rivelazione segreta di Ermete Trismegisto”, II Vol, a cura di Paolo Scarpi, 2011, pag. 17
- Mc Vaugh M.Medical Knowledge at the Time of Frederick II, “Micrologus”, 2, 1994, pp. 3-17, Mc Vaugh M.Introduzione a Arnau de Vilanova, Aphorismi de Gradibus, in Aranu de Vilanova Opera Medica Omnia, II, Grenada-Barcelona, Pubblicazioni e edizioni della Universitat de Barcelona, 1975. Vedi ancora, Ziegler J., Medicine and Religion c. 1300. The Case of Arnau de Vilanova, Oxford, Clarendon Press, 1998 e Medicine and Immortality in Terrestrial Paradise, in ed. by P. Biller and J. Ziegler, York, York Medieval Press, 2001, pp. 201-242
- “Imágenes mágicas. La obra astromágica de Alfonso X y su fortuna en la Europa bajomedieval” di García Avilés A. e dello stesso autore Imagen y Ritual: Alfonso X y la creación de imágenes en la Edad Media in Anales de Historia del Arte 11 2010, Volumen Extraordinario 11-29. Si veda ancora dello stesso autore “Two astrological manuscripts of Alfonso X” in journal of the Warburg and Courtauld Institutes volume 59, 1956. Si veda ancora “La pervivencia de la astrologia Islamica en el arte cortesano europeo de los siglos xiii al xvi” di Dominiguez-Rodriguez A. in XXV Congreso Internacional de Historia del Arte, Viena, 1983.
- L’astronomia i l’astrologia en catala a finals de l’Etat Mitjana di Lluìs Cifuentes i Comamala in A. Amengual, G.X. Pons, J. March, Eds, Conferencies de de les Jornades de Commemoraciò i estudi de l’eclipsi total de Sol a la Mallorca de 1905 Mon.Coc.Hist.Nat. Balears, 13, pag. 189
- Sul rapporto di alcuni regnanti della Corona Aragonese con l’astrologia vedi tra gli altri cfr. A Kingdom of Stargazers: Astrology and Authority in the late Medieval Crown of Aragon di Michael E. Ryan 2011
- Llull, R. 2002 Comencamnts de Medicina; Tractat d’Astronomia, ed. a cura de Badia, L. Patronat Ramon Llull (Nova edicio de les Obres de Ramon Llull, 5), Palma
- Sulla fortuna della scienza astrologica nel medioevo e in epoca classica vedi:Auguste Bouchè-Leclercq(1899), L’astrologie grecque, París (reimpressió: Scientia Verlag, Aalen 1979), esp. pp. 72-87; Tamsyn Barton (1994), Ancient Astrology, Londres, Routledge; Festugiere (1950), La révélation d’Hermès Trismégiste…, pp. 87-186; Tester (1987), A History of Western Astrology; John D. North (1986), “Celestial influence – the major premiss of astrology”, P. Zambelli (ed.), ‘Astrologi hallucinati’. Stars and the end of the world in Luther’s time, Berlín – Nova York, Walter de Gruyter, pp. 45-100; Maxime Prèaud (1984), Les astrologues à la fin du Moyen Âge, París, J.C. Lattès; Federici Vescovini(1983), “L’astrologia tra la magia, religione e scienza”; Stefano Caroti (1994), “L’astrologia nell’età dei Federico II”, Micrologus, 2, pp. 57-73; A. Pérez Jiménez, Astronomía y astrología de los orígenes al Renacimiento, Madrid, Ediciones clásicas: José Luis Calvo Martìnez (1994), “La astrología como elemento del sincretismo religioso del helenismo tardío”, pp. 143-160; José Martìnez Gazquez (1994), “Astronomía y astrología en Roma”, pp. 59-160, Joan Vernet (1994), “La astrología árabe”, pp. 161-178.
- Thorndike, L, 1923-1958 A history of magic and experimental science, 8 vols, Columbia University Press Macmillan, New York London
- Weill-Parot N. 2002 “Les images astrologiques au moyen age et a la Renaissance: speculations intellectuelles et pratiques magiques (XVIIe-XVe siecle), Honorè Champion, Paris
- Giamblico nel De mysteris Aegyptorum” VIII 6, così spiega, secondo i canoni ermetici, l’influenza delle stelle sull’uomo: “Tu ora dici la maggior parte degli egiziani fa dipendere il nostro io dal movimento degli astri. Come stiano le cose devo spiegartelo con maggiore ampiezza, facendo ricorso alle concezioni ermetiche. Secondo questo scritti l’uomo ha due anime. L’una discende dal Primo Intellegibile e partecipa pure della potenza del demiurgo. L’altra in noi introdotta a partire dalla rivoluzione dei corpi celesti è quella in cui si insinua l’anima che ha la facoltà di vedere dio. Stando così le cose l’anima che dai mondi celesti discende in noi segue le orbite di quei mondi, mentre quella che è discesa dall’intellegibile e che in noi è presente nelle forme proprie dell’intellegibile, sovrasta il ciclo delle nascite ed è in conformità con lei che avviene la liberazione dal destino e l’ascensione agli dei intellegibili: la teurgia, quella che porta all’ingenerato, questa si realizza compiutamente secondo una vita di questo genere” (vedi la Rivelazione segreta di Ermete Trismegisto”, II Vol, a cura di Paolo Scarpi, 2011, pag. 17).
- Al-Kindi, De Radiis, eds. M.-T. d’Alverny and F. Hudry, Archives d’histoire doctrinale et litteraire du moyen age 41 (1974), pp. 139-260
- “History of magic and experimental science” part 2 di Thorndike L. pag. 646: “The treatise concludes by discussing the virtues of figures, character, images and sacrifices in much the same way as it has treated of the power fo words. “The sages have proved by frequent experiments that figures and characters inscribed by the hand of man on various materials with intention and due solemnity of place and time and other circumstances have the effect of motion upon externale objects” (Al-Kindi De Radiis Stellicis”) . Every such figure emits rays having the peculiar virtue which has been impressed upon it by the stars and signs. There are characters which can be employed to cure disease or to induce it in men or animals. Images constructed in conformity with the constellations emits rays having something of the virtue of the celestial harmony”.
- “Imágenes mágicas. La obra astromágica de Alfonso X y su fortuna en la Europa bajomedieval” di García Avilés A., pag. 13.
- Nel Picatrix leggiamo del movimento delle stelle fisse “because from these celestial figures and heavenly forms are composed; and how their rays project into the moving planets; and how to know heavenly figures when they intend to make that which they want” whereas the practice of necromancy entailed “the composition of three natures with the virtue of the infusion of the fixed stars; and what the sages call virtue, they do not know of what kind it might be nor how the aforesaid virtue might be attached” Picatrix the latin version of the Ghayat al-Hakim, ed David Pingree London Warburg Institute 1986, 5. Come si nota le stesse osservazioni di Al-Kindi sui raggi delle stelle sono presenti anche nel Picatrix.
- La visione avviene attraverso “raggi” che dall’occhio raggiungono “in linea retta” un oggetto illuminato e vengono riflessi indietro. La dicotomia di contatto e distanza è presente nelle opere di ottica di Al-Kindī così come nelle sue opere astrologiche: vedi P. Adamson, Al-Kindi, in P. Adamson & R. Taylor, The Cambridge Companion to Arabic Philosophy, Cambridge, Cambridge University Press, 2005, p. 33
- “Omnis stella aliter et aliter operatur in locis et rebus diversis (…) tota stellarum operatio per radios procedit qui in se ipsis, in omni aspectu vario, variantur (…) omnis autem stella suam habet proprietatem, naturam et conditionem in qua radiorum proiectio cum aliis continetur. (…) Et omne coloratum radios emittit. (…) Manifestum est quod res huius mundi, sive sit substantia sive sit accidens, radios facit suo modo ad instar siderum” (tratto da Al Kindi De radiis, a cura di M.T. D’Alverny, F.Hundry “Archives d’histoire doctrinale et litteraire du Moyen Age”, 1975, 41, pp. 139-260)
- Le origini esoteriche della massoneria di T.Churton, 2005, pag. 49 e ss.
- Al Kindi De radiis, a cura di M.T. D’Alverny, F.Hundry “Archives d’histoire doctrinale et litteraire du Moyen Age”, 1975, 41, pp. 235-6
- Nel Picatrix, libro II, capitolo X parte terza, vi sono istruzioni per scolpire queste e altre immagini, alcune con immagini magiche, su pietre diverse, con informazioni sui loro effetti.
- Thebit, De imaginibus (Latin trans. John of Seville) ed. F. Carmody, The Astronomical Works of Thebit b. Qurra (Berkeley/Los Angeles, 1960), pp. 167-197
- Arnaldus de Villanova De iudiciis astronomie, Opera, Venezia 1505, f. 344rb.
- “…Mais les sceaux astrologiques comme les statuettes de Thebit entrent tous les deux dans la catégorie des images astrologiques’ si leur fabrication est dépourvue d’éléments destinatifs…”, cfr. Nicolas Weill-Parot in Arnaud de Villeneuve et les relations possibles entre le sceau du lion et l’alchimie, pag. 270. Ove mancassero suffumigazioni ed invocazioni di entità astrali statuette e sigilli sarebbero solo immagini astrologiche, dunque. Nel caso della distinzione fatta da Alberto Magno tra i tre Hermes (Tolomeo-Salamone e Thebit) Giralt osserva che l’Ermete Thebit non usava suffumigazioni, invocazioni o esorcismi né caratteri inscritti. L’immagine doveva essere scolpita nel momento più proprizio dal punto di vista astronomico, secondo il modello del De Imaginibus di Thebit ibn Qurra al fine di scacciare animali nocivi o di ottenere fortuna, ricchezza, potere o amore. Gli effetti della statua sabea provenivano dalla virtù celeste delle costellazioni sotto le quali la statua era stata fabbricata. Come si vede l’approccio tipologico alla Hermes Thebit non prevedeva le suffumigazioni o invocazioni tanto paventate dall’ortodossia al fine di evitare il magico. Prova ne sia che Alberto Magno nello Speculum Medicine non mette il De Imaginibus di Thebit tra i libri non negromantici da rigettare (S. Giralt Decus Arnaldi, Etudis entorn dels ecrits de medicina practica, l’ocultisme i la previvenzia del corpus atribuit a Arnau de Vilanova, pag. 405)
- Si veda Kahane H., Kahane R., and Pietrangeli A., “Picatrix and the Talismans,” Romance Philology 19 (1966): 574–93; Ritter and Plessner, “Picatrix,” pp. xx–lxxv (Introduction and Summary); Pingree, Picatrix, pp. xv–xvi. Picatrix Latinus, ed. D. Pingree (London: The Warburg Institute, 1986)
- Pietro D’Abano “Conciliator differentiarum philosophorum et medicorum”, (164ra-b) citato da Giovanna Ferrari nel suo studio “Il trattato De Humido Radicali di Arnaldo da Villanova”, pag. 47
- Sull’applicazione dell’astrologia ai salassi medievali Gil-Sotres al De consideracionibus, AVOMO, IV, pp. 85-91. AVOMO è l’edizione critica dei testi medici di Arnaldo. La publicazione, iniziata nel 1975, contiunua e i suoi editori sono L. García-Ballester, M. R. McVaugh and J. A. Paniagua.
- Sui giorni egizi vedi Bouché-Leclercq (1899), L’astrologie grecque, pp. 485-486
- Si vedano i testi di Arnau“Astrologia del maestro Arnaldi Villanova pro utilitate medicina sive medicina compilata”, De iudiciis astronomie, De astronomia e Capitula astrologie.
- Vernet J.” The scientific world of the crown of Aragon under James I”: “Al-Kindi ideas were compiled and taken on by Arnau de Vilanova” pag. 105; vedi ancora op.cit. in “Arnau de vilanova y el pensamiento islámico di Santonja P., pag. 45
- Giralt S. ibidem; Il De sigillis era basato sul Picatrix secondo Henry Kahane, Renee Kahane and Angelina Pietrangeli, ‘Picatrix and the talismans’, Romance Philol. 19, 574–593 (1966)
- Nel luglio 1301 Arnaufinì un libro di medicina (Regimen sanitatis, forse il trattato anche conosciuto Contra calculum) dedicato a Bonifacio VIII. Un altro testo di Arnau, di cui il Calvet dubita (cfr. Calvet in op.cit., pag.29) e considera parte del Flos Florum e, dunque, opera dello Pseudo Arnau, è l’Epistola ad Papam Bonifacium VIII. Il testo apparteneva al re angioino di Napoli ( e non “aragonese” come con grave errore dice il Calvet a pag. 29 del suo testo più volte citato) ed è reperibile anche in un’altra versione nota sotto il titolo di Tractatus magistri Raynaldi de Villa Nova (Calvet, op.ct. Pag. 29, nota 3). Il nome Raynaldus, al posto di Arnaldus, è da notare, è stato usato da Roberto d’Angiò in una lettera del 15 aprile 1310, a Bianca regina d’Aragona, sua cugina. Nel manoscritto conservato a Londra, British Library, add. 10764, XV secolo, fol.71-74, 157-163, Arnau cosi inizia:”Incipit Epistola Magistri Arnaldi de Villa Nova in regno Cicilie directa ad Papam Bonefacium, de lapide philosphorum…”
- Se fosse confermata la paternità di Arnau, questa allusione dimostra che Arnauconosceva altri sigilli non basati sulle costellazioni zodiacali.
- Arnau de Vilanova, Antidotarium, edito da Antonio García Masegosa (cf. Opera, f. 244rb). “Ex mineralibus sumuntur, ut gemme mundate, quas natura mirabilis aut artifex eruditus edotat interdum potenciis efficacibus in sculpendo in eis effigies constellacionibus congruis, ut alibi lacius fertur, velut lapis, quo homo tenens serpentem extinctum manu dextra et caudam ipsius sinistra invenitur insculptus natura vel arte liberat hominem a veneno assumpto”.
- Arnau nell’Introductio in librum Joachim de semine scripturarum in Opera Theologica omnia (AVOTHO) III a cura di J.Perarnau, Institut d’Estudis Catalans Barcelona 2004, p. 116,17 dice che l’astrologia è una scienza che permette di conoscere “rota totius temporis seculi huius (…) hic astrologus metitur corporum sfericorum dimensiones, hic octonarium sferarum visibilitus signis enumerat (…) eclipses luminarium previdet et satagit non sine misterio coniecturare futura”
- Giralt, S. “Estudi introductori. In: Arnaldi de Villanova Opera Medica Omnia (en endavant AVOMO), VII.1, Barcelona, Universitat–Fundació Noguera, 2005, pp. 35-37
- Arnaldus astrologus? La astrología en la medicina de Arnau de Vilanova. Medicina e Historia, 2003, 4a época, n. 2, 1-15
- Juan A. Paniagua, El Maestro Arnau de Vilanova mèdico, Valencia, Catedra de Historia de la Medicina, 1969, p. 70
- AVOMO, VI.1, pp. 61 i 63 (n. 44 i 45). Giralt, S. The consilia attributed to Arnau de Vilanova. Early Science and Medicine, 2002, 7 (4), 311- 356
- “quando flobotomiam facietis, Luna sit in Geminis, quia tunc verenda est flobotomia”
- Giralt S. Medicina i astrologia en el corpus arnaldià, dynamis. Acta Hisp. Med. Sci. Hist. Illus. 2006, 26, 15-38.
- “…valet autem istud preciosum sigillum [Arietis] contra omnes demones et inimicos capitales et contra maleficia. (…) Valet autem istud sigillum [Libre] sacratissimum contra insidias demonum in terra et in mari (…); et in domo ubi fuerit et sortilegia illi domui non nocebunt”, cfr. Opera, ff. 301-302
- Lettera datata il 14 settembre del 1301 publicata da Finke, H. Aus den Tagen Bonifaz VIII, Münster, Aschendorff, 1902, «Quellen», pp. xxvi-xxxvii. De Albalat riferisce che il papa chiese a re Carlo II: «invenisti unquam Catalanum benefacientem et qui bona operaretur?», al che Carlo rispose: «Pater, multi Catalani sunt boni», ma a queste parole il pontefice osservò ironicamente di non aver mai trovato un catalano che facesse cose buone salvo Arnaldo di Villanova che gli aveva inciso due sigilli aurei e preparato «quoddam bracale que deffero, et servat me a dolore lapidis et multis aliis doloribus et facit me vivere», probabilmente, dunque, una fascia di contenzione. Su Arnaue Bonifacio si veda pp. 191-226, a cura di Giralt, nota 5, e la bibliografia ivi citata.
- Pietro D’Abano in Conciliator, Venezia, Giunta, 1565, differentia X, f. 17va, Guiu De Chaulhac. Inventarium sive Chirurgia magna [ed. Michael McVaugh e Margaret S. Ogden], Leiden, Brill, 1997, vol. 6, p. 1 (vol.1, p. 380 e vol.2 , p. 319)
- Chabas, R. Inventario de los libros, ropas y demás efectos de Arnaldo de Villanueva. Revista de Archivos, Bibliotecas y Museos, 1903, 9, 11-49, n. 20 e n. 330: “VII emprecios de leon empremudas en aur, e XI en coire, que valon contra dolor de ronhon, majorment aquelas del aur; e d’aquestas emprecions ieu porte alcunas a la fibla del braier e alcunas ves totas”
- “Sigillum leonis ab Hermete traditum, si lumbis applicetur, protinus mitigat dolores in calculosis” (Speculum medicine, Opera , Lyon, 1520, f. 7ra). Si veda anche J.A. Paniagua, Notas en torno a los escritos de alquimia atribuidos a Arnau de Vilanova (1959), in IDEM, Studia arnaldiana, saggio XIV, 451-64, 458 (413 del saggio originale). Il De sigillis attribuito ad Arnauè considerato probabilmente apocrifo da Paniagua, Sulla problematica del corpo scientifico arnaldiano, vedi «Actes de la I Trobada internacional d’estudis sobre Arnau de Vilanova», vol.2, Barcelona 1995, 9-22, 21) e N. Weill-Parot, Les images astrologiques au Moyen Age et à la Renaissance, Parigi 2002, cap. 9.
- AVOMO, VI.2, p. 236; MS París, Bibliothèque Nationale, Hébreu 1181, f. 264v. “ Celeste sigillum dolores pedum effugat in eternum”, Aphorismi extravagantes , 24, Lion (calcul) “ Cura alieniationis… occulta vero reprimendo rebus obviantibus a proprietate, ut mineralibus aut partibus plantarum aut animalium vel sigillis celestium figurarum suspensis egro”. Opera , De parte operativa , Lyon, 1520, f. 128va
- “Presentia sigilli leonis lumbis appositi non permittit sensum percipere lesionem calculi” ( De parte operativa : Opera , Lyon, 1520, f. 127ra).
- Nel De duodecim imaginibus Hermetis (testo di incerta attribuzione) si legge: “Leo. Forma eius est posita super renem dextrum et super omnem infirmitatem renum. Fiat forma eius ad formam leonis sine lingua; rectus non tortuosus. Et fiat in die et hora Solis, et fiat a primo gradu usque ad decimum prime faciei. Et sit Mars directus; et Saturnus et Iupiter si fuerint in eodem signo, non potest esse melius. Et si Luna fuerit in Leone, sit in augmento; et si fuerit in aliis signis, non timemus eam, tamen non sit in quarta, quinta, vel sexta. Nec Saturnus sit in domo octava. Et fiat ex auro vel argento, et fiat sculpendo vel imprmendo uno ictu…” I, xii, 44, p. 83-85. “Ymago ad sanandum infirmitates lapidis. Facias ymaginem leonis in lamina auri purissimi tenentis in ipsius manibus lapidem ac si tripudiaret cum eo; ipsamque facies in hora Solis primo gradu secunde faciei Leonis ascendente. Et qui languens hanc tabulam secum detulerit statim liberabitur. Et hoc sepissime probatum est”, I, v, 32, p. 22. (cfr. De duodecim imaginibus Hermetis di Susanna Vela Palomares (1997), Tencar).
- Jacquart, D. Calculs et pierres. In: C. Crisciani; A. Paravicini Bagliani, Alchimia e medicina nel Medioevo, Firenze, Sismel-Galluzzo, 2003, pp. 247-263; Weill-Parot, N. Magie solaire et magie Lunaire: le soleil et la lune dans la magie astrale (XIIe-XVe siècle). Micrologus, 2004, 12, 165-184; «Leo respicit cor et os stomachi et pulmonem et epar (…). Libra respicit renes et nates et pelliculas et circa illas partes…». De iudiciis astronomie, Opera, f. 293vb. Weill-Parot, in N. Arnaud de Villeneuve et les relations possibles entre le sceau du Lion et l’alchimie. In: J. Perarnau (ed.), Actes de la II Trobada Internacional d’Estudis sobre Arnau de Vilanova, Barcelona, IEC, 2005, p 280., a proposito del sigillo del Leone con cui Arnaucurò Bonifacio VIII dice che “…le sceau du Lion devait conduire ses successeurs sur la piste de l’alchimie : le matériau travaillé (l’or), l’astre déterminant en dernière analyse (le soleil) et le mal visé (la pierre rénale) offraient un irrésistible écho aux préoccupations des alchimistes : respectivement, la recherche de la transmutation de l’or ou recherche de l’or-elixir, l’assimilation, Sol’or et le parallèle entre pierre rénale et pierre philosophale…”.
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